Schema Ponzi
a cura di Gabriele Marcucci 5I
In ambito economico una delle truffe più note è quella dello “Schema Ponzi”. Recentemente è diventato popolare il caso di Bernard Madoff, che è riuscito a raccogliere 20 miliardi di dollari abbindolando non solo privati senza conoscenze finanziarie, ma anche banche come UniCredit, Banco Popolare, Santander, Royal bank of Scotland e personaggi popolari come Steven Spielberg e il Nobel per la Pace Elie Wiesel. Tutto questo è partito negli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale, grazie all’intuizione di Carlo Ponzi.
Ponzi era emigrato negli Stati Uniti dall’Italia quando, con pochi soldi in tasca, cominciò a lavorare per una banca truffaldina che si approfittava dell’ingenuità degli immigrati, promettendo tassi di interessi elevati, ma non mantenendo gli accordi. La banca venne chiusa e il proprietario scappò in Messico con i soldi, lasciando a Carlo Ponzi soltanto l’esperienza che aveva acquisito nel truffare e proprio con questa creò la sua azienda: la Securities Exchange Company.
Lui stesso spiegò il suo modello di business, dicendo “Prendo un dollaro, con il cambio di oggi ottengo 18 lire italiane che mi bastano per comprare in Italia 60 buoni di risposta internazionali (n.d.r. dei francobolli per spedizioni internazionali) che poi converto negli Stati Uniti per 3 dollari” garantendo un profitto del 50% agli investitori. Grazie al passaparola molte persone investirono nell’azienda, alcuni arrivarono persino ad ipotecare casa. La verità era che Ponzi non comprava i francobolli, pagava i profitti dei primi investitori con i soldi che guadagnava dai nuovi, attratti dalle notizie che circolavano e dai presunti guadagni. Al suo picco la Securities Exchange Company raccoglieva 250.000 dollari al giorno, che venivano ripartiti tra i vecchi investitori e Carlo. In totale Ponzi raccolse 15 milioni di dollari (l’equivalente di 160.000.000 francobolli, quando in circolazione ne erano stati messi 27.000). Il modello diventò insostenibile quando il prezzo dei francobolli in Italia aumentò, rendendo gli (immaginari) profitti dell’azienda impossibili a livello teorico. Il castello di carte crollò, lasciando 40.000 investitori a mani vuote.
Ponzi fu arrestato e questo “modello di Business” divenne illegale, ma ciò non fermò Bernard Madoff dall’aprire il suo personale castello di carte, molto popolare a Wall street: cominciando a 22 anni e facendo carriera, arrivò a gestire il NASDAQ (la seconda borsa valori più grande del mondo). Universalmente riconosciuto come una persona affidabile, quando aprì il suo fondo speculativo, molti accorsero all’opportunità.
Madoff Prometteva il 10% annuo agli investitori, tutti gli anni, indipendentemente dal mercato; i profitti arrivarono nel 2001 dopo l’attacco alla torri gemelle e durante la guerra del Golfo. La gente era attratta dalla sicurezza garantita, non dai profitti da capogiro come le vittime di Ponzi, seppur anche in questo caso venivano usati i soldi dei nuovi investitori per pagare il 10% promesso ai vecchi. Harry Markopolos si accorse della truffa e la denunciò prima nel 1999 e poi nel 2005, ma le accuse furono ignorate. Nel 2008 arrivò la crisi finanziaria, finirono i nuovi investimenti e i vecchi investitori cercarono di ritirare i loro soldi, che Bernard aveva speso altrove. Dichiarò che era tutto uno schema ponzi, ammise di aver lasciato un buco da 50 miliardi nel mercato e di aver truffato tutti, persino associazioni benefiche e la fondazione per le vittime dell’olocausto. Fu condannato a 150 anni di carcere, dove morì nel 2021 a 82 anni.
Lo schema Ponzi, nonostante sia una frode e un raggiro ormai noto, è ancora praticato e quando ci si accorge di esserne vittima è ormai troppo tardi.