2 aprile: giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo
Non mancano casi di discriminazione ed insensibilità, che vanno combattuti tanto il 2 aprile quanto ogni altro giorno dell’anno
di Nicole Raccah, 4R
Il 2 aprile è la Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull’autismo. Una data istituita nel 2007 dalle Nazioni Unite, dopo la proposta della rappresentante del Qatar e sostenuta da tutti gli stati membri.
I dati sono chiari, un bambino su 77 nella fascia di età dai 7 ai 9 anni presenta un disturbo dello spettro autistico (Ministero della Salute), eppure la sensibilizzazione è ancora poca, così come la consapevolezza e la capacità di relazionarsi con persone che tutt’oggi vengono considerate “diverse”.
Non sono poche le famiglie con figli autistici che affermano di non sentirsi aiutate e che vedono le loro necessità non riconosciute; negli ultimi due anni, il Ministero della Salute ha stanziato oltre 30 milioni di euro per interventi mirati al potenziamento dei servizi e alla realizzazione di progetti di vita individualizzati, specifici per chi presenta disturbi dello spettro autistico, eppure ciò continua a non apparire abbastanza e la colpa è da imputare alla società.
Argomenti come questo sembrano ancora dei taboo ed il modo di relazionarsi con chi ha dei disturbi neurocomportamentali continua ad essere per molti un mistero. Risulta, in questo contesto, evidente il significato di questa giornata: rendere ognuno più consapevole e più sensibile a questa situazione è un passo importante per normalizzare qualcosa che tutt’oggi sembra scomodo.
Esempio perfettamente esplicativo nella sua tragicità è l’evoluzione che l’aggettivo “autistico” ha avuto nel corso degli anni. Una parola che dovrebbe semplicemente descrivere una sindrome è presto diventata un insulto, usata da molti giovani e non per deridere qualcuno. È qui evidente l’inconsapevolezza, la disinformazione, la mancanza di cultura ma anche di sensibilità che rende giornate come questa più che necessarie.
Tra le iniziative proposte ogni 2 aprile c’è il “light it up blue”, un progetto partito dall’organizzazione Autism Speak che consiste nell’illuminare di blue i principali monumenti delle più famose città del mondo. Questo è infatti il colore che l’ONU ha dedicato e reso simbolo dell’autismo. Molti studi hanno dimostrato che il blu è spesso associato alla fiducia, alla stabilità e alla competenza ed è quindi stato scelto per rappresentare una sindrome in cui la percezione sensoriale è diversa, portando a procedimenti logici ed esperienze che differiscono da quelle della maggior parte degli uomini. Il blu fa spesso sentire sicuri e stimola il bisogno di conoscenza, due temi fondamentali per aumentare la consapevolezza riguardo l’autismo. È sempre precaria per le persone autistiche, infatti, la sicurezza di poter di vivere in modo protetto e libero; al tempo stesso sono in continua evoluzione le conoscenze e le scoperte scientifiche in questo campo. L’Empire State Building, la Piramide di Giza e l’Arco di Costantino sono solo esempi dei monumenti che per un giorno si sono illuminati di blu.
L’Italia si è presto mobilitata e non sono poche le iniziative intraprese per aumentare la consapevolezza.
A Roma, l’evento “Nel blu dipinto di…” propone una serie di stand formativi e workshop tematici aperti a tutti i bambini, per promuovere il tema dell’inclusione e diminuire le discriminazioni. Il Comune di Verono presenta invece “Insieme per l’Inclusione Scolastica di Bambini e Ragazzi con l’Autismo”, un convegno indirizzato a genitori ed insegnanti per condividere strategie per affrontare le sfide che si propongono nel mondo della scuola. A Palerm l’Associazione nazionale parlAutismo ha organizzato la 15° edizione della Fiaccolata in onore di questa giornata. Non sono pochi, infine, i musei in Italia che sono diventati friendly e finalmente completamente apprezzabili dai ragazzi con patologie dello spettro dell’autismo, attraverso un sistema che affianca un linguaggio verbale ad un vocabolario semplice, fatto di immagini.
“Penso che non siano solo le persone autistiche ad avere bisogno di imparare. Le persone che non hanno l'autismo devono imparare a capirci ed essere tolleranti” (Paul Morris, New York Medical College of Human Resources).
Le iniziative sono meravigliose e le intenzioni di migliorare le condizioni ci sono, eppure sta a noi rendere la vita delle persone autistiche migliore. Non dovrebbe essere neanche messo in discussione che ognuno si debba sentire accettato e che i rapporti umani debbano prescindere da situazioni scomode ed imbarazzo, eppure in una realtà che continua ad evolversi non mancano casi di discriminazioni ed insensibilità che vanno combattuti tanto il 2 aprile quanto ogni altro giorno dell’anno.