La conferenza della fondazione Occorsio – la libertà delle donne in Iran
Il contrario dell’obbedienza non è la disobbedienza, ma la libertà.
a cura di Nicole Raccah, 4R
La settimana tra il 22 e il 26 gennaio al liceo Azzarita è stata organizzata la cogestione, durante la quale gli studenti hanno avuto la possibilità di seguire corsi interessanti e formativi, il 22 gennaio la scuola ha ospitato la Fondazione Occorsio per una conferenza in cui erano presenti Vittorio Occorsio (nipote dell’omonimo magistrato, brutalmente assassinato nel 1976), l’attrice Anna Ravel e l’autrice e giornalista Barbara Stefanelli.
Dopo le parole della Dirigente Scolastica, che ha introdotto il tema dell’incontro soffermandosi sui diritti delle donne italiane paragonati a quelli delle donne in Iran, il microfono è passato a Vittorio Occorsio.
Il nipote del magistrato ha iniziato il suo discorso parlando proprio della cogestione, un momento molto importante nella vita dello studente che lui ha vissuto nel suo liceo, il Giulio Cesare, ma che in quella stessa scuola, anni prima, il padre non ha potuto vivere, a causa delle forti e contrastanti idee politiche che minavano l’ambiente scolastico; proprio in quegli anni, il nonno indagava su questi casi di violenza, quasi sempre progettati da gruppi armati che usavano i ragazzi e le loro ideologie. La Fondazione Occorsio, che ha organizzato la conferenza, è stata fondata proprio con l’obiettivo di non dimenticare ciò che è accaduto e, nella giornata del 22 gennaio, ha per la prima volta affrontato tematiche contemporanee, ma riferite ad altri paesi, trattando di ragazzi come noi che però vivono in realtà molto diverse.
A moderare l’incontro è stata Anna Ravel, che ci ha fatto riflettere sul concetto di libertà: ci ha chiesto a noi studenti se siamo disposti a difenderla, facendo riferimento al libro di Barbara Stefanelli, “Love Harder”, in cui l’autrice tratta delle ragazze e dei ragazzi iraniani che alla nostra stessa età si sono battuti e hanno messo a repentaglio la loro stessa vita per difendere i loro diritti; Anna Ravel ha allora chiesto alla stessa Stefanelli: “cos’è la libertà?”.
“Per cambiare il mondo serve partire da chi ha più tempo davanti, più forza e più coraggio di amare forte, che è proprio il titolo, dove il verbo love assume una doppia sfumatura e può essere tradotto sia con un infinito che con un imperativo; come spiega la stessa poesia che apre il libro, è un’esaltazione degli innamorati che quando si alzano le fiamme imparano a diventare combattenti e ai combattenti che, quando il mondo si fa nero, imparano ad amare più forte. Questo è ciò che hanno fatto le ragazze e i ragazzi in Iran. I giovani iraniani sono istruiti, dotati di internet e soprattutto della possibilità di vedere la condizione dei loro coetanei in Stati più liberi: non possono ignorare la loro possibilità di agire”
All’incontro era presente anche Letizia de Martino, la vincitrice del primo concorso per la magistratura aperto anche alle donne, che ha raccontato la sua vita e la sua esperienza, ma soprattutto l’incapacità dei suoi colleghi uomini di accettare una figura femminile. Negli anni lei ha avvertito che “l’unico modello di riferimento era maschile” e ciò non le bastava, perché “negava il suo essere donna”; il suo obiettivo è stato quindi quello di creare un suo modo di vivere che riflettesse il suo linguaggio e al tempo stesso la sua sensibilità.
Tra citazioni di esperimenti che hanno mostrato gli stereotipi ancora radicati nella mente femminile (“throwing like a girl”) e un video di Michela Murgia che si interroga sulla sottile linea fatta di obbedienza che divide l’essere una fata dall’essere una strega, si è concluso l’incontro.
E, per dirlo con le parole di Michela Murgia, mi preme ribadire che “il contrario dell’obbedienza non è la disobbedienza, ma la libertà”.