Bitcoin taglia il traguardo dei 100.000$. E ora?
Passato, presente e futuro della criptovaluta.
di Luciano Lombardi, 3G
Dopo essere stato l’oggetto di critiche e scetticismi, Bitcoin ha definitivamente confermato il suo status nell’economia globale tagliando il simbolico traguardo dei 100.000$ di valore per unità. Si è così guadagnato il titolo di investimento di maggior successo degli ultimi 20 anni.
Andiamo con ordine. Tutto nasce il giorno di Halloween del 2008, quando un misterioso programmatore pubblica su internet, sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, un documento di nove pagine, il “white paper”, in cui spiega la sua idea, da lui (o lei, o loro) stesso realizzata. Satoshi crea un nuovo sistema finanziario decentralizzato, grazie a cui le persone possono scambiare denaro senza dipendere dalle banche. Ogni transazione viene registrata su un libro mastro digitale, la blockchain, il fulcro di questa tecnologia rivoluzionaria.
Per partecipare alla rete Bitcoin occorre possedere un wallet, un portafoglio a cui sono associate un certo numero di coppie di chiavi crittografiche, una pubblica e una privata. In una transazione, il ruolo della chiave pubblica, o “indirizzo bitcoin”, è quello di punto di invio e di ricezione, come un indirizzo email, ma completamente anonimo. La chiave privata, o seme, è invece un insieme segreto di dati necessario per firmare digitalmente le transazioni, certificandone matematicamente il proprietario, unico possibile utilizzatore di quella moneta, e responsabile della protezione della transazione da alterazioni esterne. Le transazioni sono peer-to-peer, ovvero avvengono direttamente tra un utente e l’altro senza intermediari, e vengono confermate dalla rete in 10-20 minuti, attraverso il mining.
Il mining è un processo di consenso distribuito, che esegue calcoli matematici estremamente complessi al fine di confermare le transazioni, includendole in un blocco della blockchain, che è da immaginare come una “pagina” del libro mastro. I blocchi rispettano rigidissime regole crittografiche che ne impediscono completamente la modifica. La potenza di calcolo necessaria al mining è fornita dai miner, persone che mettono a disposizione i propri computer per ottenere una commissione per ogni creazione di un blocco. Il mercato del mining è estremamente specializzato e competitivo: non è un modo facile per fare soldi.
Inizialmente Bitcoin viene accolta negativamente, venendo etichettata da rilevanti personalità della finanza come uno “Schema Ponzi”, una frode e una truffa. Addirittura Wall Street la definisce come un trend di passaggio e uno strumento per delinquenti.
Ma i primi sostenitori ci avevano visto lungo. Bitcoin raggiunge per la prima volta i mille dollari il 27 novembre 2013. Successivamente, nonostante una notevole volatilità, colleziona record di valore sempre maggiori, arrivando a 69.000$ all’inizio del 2021 e superando i 100.000$ il 23 novembre 2024, a seguito della vittoria di Donald Trump alle elezioni USA, con una capitalizzazione di mercato di oltre 2 triliardi di dollari, maggiore di quella di Mastercard, Visa e American Express messe insieme.
Intanto che Bitcoin si è trasformata da tecnologia di nicchia per appassionati a vero e proprio protagonista del mercato finanziario globale, sono nate altre criptovalute, differenti tra loro, ma tutte basate sulla tecnologia blockchain. Molte di esse hanno raggiunto valori e capitalizzazioni decisamente importanti, come Ethereum, Tether, XRP (ex Ripple), Solana e Dogecoin.
Sono degne di nota gli stablecoin e i memecoin. I primi offrono i vantaggi delle crypto, eliminandone il problema dell’elevata volatilità, essendo vincolate a un mezzo di scambio stabile. Il maggior stablecoin è Tether, legato al dollaro americano. Differentemente, i memecoin sono criptovalute ispirate a meme di internet, solitamente nate per scherzo. Il loro valore è altamente precario perché dipendente proprio dalla popolarità del relativo meme. Il memecoin più importante è sicuramente Dogecoin, ispirato al famoso cane shiba inu Kabosu.
La correlazione temporale tra record di valore di bitcoin e la vittoria di Donald Trump non è una coincidenza: il tycoon americano, durante la campagna elettorale, non solo si è dichiarato a favore delle criptovalute, ma ha anche intrapreso attivamente delle iniziative politiche ed economiche per supportarle, tanto da essere definito dagli esperti del settore come il primo “Bitcoin president”. La più significativa delle scelte pro-crypto è stata sicuramente eleggere Paul Atkins, da sempre sostenitore di Bitcoin, presidente del S.E.C. (Securities and Exchange Commission).
Dunque, il più grande mercato finanziario del mondo, quello americano, potrebbe essere sul punto di abbracciare una regolamentazione liberale e favorevole alle criptovalute. Ciò significherebbe che il traguardo dei centomila sia solo una tappa di una scalata che guarda molto più in alto.
Gli investitori sono impazienti e pronti a godere dei loro ormai quasi certi profitti. Eppure, gli esperti di crypto sono preoccupati da questa probabile ipotesi, affermando che Bitcoin andrebbe a snaturarsi, perdendo la sua essenza fondamentale di valuta decentralizzata e indipendente e dal mercato finanziario reale dalla politica. Non ci rimane che attendere per vedere quali saranno gli esiti.