A cosa serve la letteratura

La grande funzione dei romanzi è educare al fato e alla morte.

di Emma Barberis e Giulia Pedata, 2I

Letteratura. Una parola che a noi studenti evoca notti insonni, studi “matti e disperatissimi” dell’ultima ora, ansia e soprattutto, il più delle volte, noia. Perché dobbiamo studiarla? A cosa ci serve? Queste domande affiorano ogni volta che dobbiamo aprire i libri. Negli ultimi decenni, con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, stiamo assistendo ad una progressiva e pericolosa perdita d’importanza della letteratura. Soprattutto tra i giovani si sta diffondendo come un’epidemia la convinzione che la letteratura sia qualcosa di inutile, in quanto non fornisce un profitto materiale e tangibile e per questo viene considerata come un fenomeno di cui si può fare a meno.  

 

È di questi giorni, però, la grande risonanza mediatica che sta avendo il tiktoker Edoardo Prati, sperticato fan della letteratura che si chiede come si fa a non amare Dante, Omero, Ovidio. E dunque? Proviamo a capire perché la letteratura è utile. Potremmo dire, citando Oscar Wilde, che la letteratura serve proprio perché non serve a niente. O meglio, serve a farci pensare e a educare i nostri sentimenti, che non abbiamo come dote naturale, ma come patrimonio culturale. Niente come la lettura ci può rendere “umani”. Grazie ai libri coltiviamo la cosiddetta immaginazione simpatetica, cioè la capacità di immedesimarci negli altri e capire le loro idee e emozioni. Leggendo sviluppiamo un pensiero critico, che è fondamentale per avere delle idee nostre, senza l’influenza altrui. In poche parole, leggere ci fa diventare democratici. 

Ma la letteratura è importante anche perché è lo specchio della società in cui si colloca e la rappresentazione, attraverso l’uso della lingua, del livello culturale di un determinato periodo storico.  

Pensiamo alla letteratura volgare” introdotta nel 1200 alla Corte di Federico II con la “Scuola siciliana” che aveva l’importante scopo di diffondere la cultura, che smetteva così di essere prerogativa delle classi aristocratiche e del clero. Oppure pensiamo al volgare fiorentino che, all’inizio, era solo una lingua fra le altre, salvo poi diventare la base dell’italiano grazie ad autori come Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Boccaccio. 

La letteratura, qualunque forma essa abbia, romanzo, poesia o articoli di riviste, crea idee nella mente dei lettori ed accresce la consapevolezza della realtà in cui si vive e può persino sfociare in veri e propri movimenti culturali che cambiano il corso della storia. 

È il caso dell’Umanesimo, una corrente letteraria e di pensiero che ha raggiunto il suo apice nel XVI secolo e che poneva l'uomo al centro, attraverso la diffusione della conoscenza, intesa come evoluzione, collocandolo davanti alla religione, a Dio o alle leggi: un totale cambio di visione nel percorso della storia occidentale che ha modificato per sempre il corso dell’evoluzione politica e sociale del mondo. 

 

Ma c’è di più. Le persone che non leggono non saranno preparate ad accettare le legge inesorabili della vita. Umberto Eco scrive: “La grande funzione dei romanzi è educare al fato e alla morte. I loro eroi che avrebbero potuto sfuggire a un fato atroce, precipitano nell’abisso che si sono scavati con le proprie mani. Contro ogni nostro desiderio di cambiare il destino, ci fanno toccare l’impossibilità di farlo. Così, qualunque vicenda raccontino, raccontano anche la nostra”.  

Di ragioni, dunque, per amare e coltivare la letteratura ce ne sono tantissime, ma forse ne manca ancora una, semplice, ma estremamente efficace. La letteratura è bella.