Costruire tra luci e ombre

di  Arcangelo Catuogno

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«Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta di luce e ombra», così scrive il filosofo e autore russo Lev Tolstoj. Il rapporto tra luci e ombre è complementare: sono due facce che appartengono alla stessa moneta dove una non può fare a meno dell’altra. Il loro rapporto rispecchia uno dei dualismi su cui si è interrogato l’individuo nel corso della sua evoluzione: chi deve prevalere tra la luce e l’ ombra e perché? Cercheremo di chiarire questo dilemma analizzando il rapporto tra luci e ombre nell’attività artistica e architettonica. Sia in arte che in architettura l’approccio visivo è basato sul gioco che si crea tra le luci e le ombre dell’opera. Queste evidenziano all’occhio umano la tridimensionalità degli oggetti definendone la forma: in scultura determinano i volumi, in architettura i pieni e i vuoti, in pittura trasmettono la profondità spaziale nonché la posizione dei soggetti, il loro orientamento e la loro distanza dall’osservatore. Esiste una differenza sostanziale tra un quadro e una scultura: mentre la fonte luminosa interna a un dipinto non muterà nel tempo, la percezione della scultura dipende dalla direzione della luce. Come viene illustrato nel progetto realizzato tra L’IIS LEVI PONTI & il Polo Museale Veneziano, le superfici reagiscono alla luce in base alle loro caratteristiche specifiche, riassumibili in tre categorie principali, ognuna delle quali è stata utilizzata dagli artisti per comunicare anche determinati valori e concetti:

1. Qualità geometriche: una superficie piana comunica equilibrio, stabilità, mentre una concava o convessa esprime dinamicità, elasticità.

2. Qualità ottiche: una parete costruita con mattoni a vista risulta di certo più opaca di una superficie rivestita di marmo, di mosaico o di un materiale riflettente che ne evidenzia la lucidità.

3. Qualità tattili: la lavorazione della materia – l’incisione dello scalpello sul marmo, l’impasto del colore sulla tela, il bugnato di una parete – genera superfici più o meno lisce alle quali corrispondono diverse modulazioni chiaroscurali.

Nella fattispecie, in ambito artistico il rapporto tra luci e ombre è noto con l’espressione “chiaroscuro”, tecnica utilizzata fin dalla civiltà classica greca e ripresa poi in età rinascimentale, per fornire realismo alle opere e per rappresentare ciò che agli occhi dell’individuo appariva nel modo più vero possibile. In merito alle sculture, per esempio, l’artista riusciva a dare una tridimensionalità visiva all’opera grazie alla direzione della luce, che se frontale appiattisce i tratti, se laterale modella le forme, mentre se proviene dall’alto il volto assume un carattere minaccioso, dal basso l’aspetto è sinistro e da dietro trasmette un senso di mistero e di suspense.

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Inoltre in molte opere di ogni epoca la struttura architettonica è stata orientata secondo particolari dati astronomici, in modo da descrivere con la luce, o con le ombre da essa proiettate, i valori ciclici del tempo. I disegni di luce si differenziano in base alla funzione che svolgono nell’architettura: dal potere magico evocativo della luce filtrata in molti templi antichi, come il Pantheon a Roma; agli edifici in cui i fasci di luce assumono un valore simbolico, illuminando particolari zone sacre in alcuni giorni

dell'anno; alle architetture che assumono la funzione di calendari, in cui i raggi del sole segnano le date più importanti, come avviene in alcune chiese altomedievali. In giustapposizione si collocano i «disegni d'ombra», ovvero l'utilizzo delle ombre per segnare il tempo, dai semplici obelischi alle architetture, deliberatamente edificate come strumenti per eseguire misurazioni astronomiche.

Da ogni espressione artistica dell’individuo è possibile osservare come il rapporto tra luci e ombre sia dinamico: non esiste una componente che prevale sull’altra, perché entrambe sono due entità che si scontrano e si integrano allo stesso tempo. Questa relazione tormentata delle opere artistiche non è altro che lo specchio del rapporto di ogni individuo con se stesso e con gli altri; ognuno di noi si trova a combattere la propria battaglia in una sombolica arena fatta di luci e ombre.

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