Lavorare stanca

di Sofia Spampinato

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“Cosa ti spinge a lavorare durante l’estate? Non credi sia una perdita di tempo?” 

Questa è la domanda che viene posta più frequentemente ai giovani che, dopo nove mesi di studio, decidono di lavorare per l’intera stagione estiva. Ognuna di queste persone è spinta da uno stimolo diverso: c’è chi lo fa per una necessità economica, chi per pura soddisfazione personale e chi per superare limiti e paure.  Io sono tra queste ultime persone e posso dire che nonostante le difficoltà alla fine sono le soddisfazioni ad avere la meglio. Lavorare  una  stagione  intera  è  pesante, soprattutto dopo un anno passato sui libri a dare tutto per poi sperare di poter concedersi un po’ di riposo e serate al mare con gli amici. Indubbiamente non è un obbligo, ma essere vincolati da un contratto che ti impone di stare sul posto di lavoro per un tot di ore è talvolta limitante.  

Ti ritrovi sempre  chiuso  nello  stesso  posto  e  capita  di  sentirti  solo.  

Ci  sono  momenti  in  cui  vorresti  mollare  perchè  la  stanchezza  e  il nervosismo  hanno il sopravvento. La  sera,  tornato   a  casa,  non  avresti  voglia  di  vedere  nessuno,  ma  ti  sforzi  per  uscire  per  sentirti    vivo.  Le  pause  pranzo  diventano  occasioni  per  farti  raccontare  un  pezzo  di  vita  da  quei  colleghi  che  in  un  modo   o  nell’altro  diventano  “famiglia”  dopo  poco.  Molto spesso non sei lucido, ma  lavori  con  il pubblico e  ciò  vuol  dire  che  non  ti  puoi  far  vedere  stanco o triste e  distratto  altrimenti  potresti  apparire  svogliato.  

Non  c’è  tempo  per  stare male   e  le  discussioni  con  i  colleghi  sono  all’ordine del giorno e  amplificano  lo  stress. La  maleducazione  di alcuni clienti  condiziona il tuo umore  e  fai  più  fatica  ad  affrontare  la  giornata.  Ti  capita  di  addormentarti   tutto rannicchiato in un angolo, senza  rendertene  conto.  Le  giornate  sembrano  tutte  identiche  e  ti  chiedi spesso  il  motivo  per  cui  sei  lì.  Le  domeniche,  la  notte  di  San  Lorenzo  e  la  settimana  di  Ferragosto  non  sono giorni di svago ma i  più  faticosi della  stagione  dal  punto  di  vista  fisico,  psicologico  e  lavorativo, perchè sono quelli su cui si punta di più. I rimproveri da parte del superiore non ti fanno vivere serenamente e ti demoralizzano. Hai una routine molto frenetica e l’unico giorno libero a settimana che hai a disposizione lo trascorri sul letto che ti sembra il bene più prezioso al mondo. 

Ma non tutto il male viene per nuocere. Infatti ci sono degli aspetti così piacevoli da farti ricordare del perché lo fai, del perché attacchi a lavoro alle sette di mattina  e del perché ti prepari in fretta e furia in uno sgabuzzino al buio per uscire.  

Il luogo in cui lavori diventa una casa e ciò che gli appartiene è difficile da lasciare andare una volta finito tutto. I colleghi sono parte integrante del percorso e sono il motivo per cui ti imponi di non mollare. Le colazioni con i pangoccioli appena sfornati, le giocate a carte di nascosto, le pause eterne a parlar del più e del meno, le cene di inizio e fine stagione, le fughe per scappare l’uno dagli scherzi dell’altro, i regalini improvvisi. Apparenti banalità che colorano quel tipo di rapporto indelebile che si crea, difficile da sintetizzare e spiegare. Il rispetto alla base di tutto, la complicità, gli sguardi pieni di comprensione, la compagnia in un momento di solitudine, il silenzio generale in una brutta giornata anche solo per uno del team, la battuta al momento giusto, un abbraccio sincero e il gesto di fare un qualcosa per l’altro, per farlo riposare anche solo per cinque minuti.  

Ma non è solo questo che ti aiuta a resistere. Le parole cortesi e le gratificazioni ricevute da parte del direttore e dal cliente  ti spingono a fare sempre meglio, ti rendono più sicuro e forte.  

Dato che sono stata impegnata per due anni consecutivi in uno stabilimento balneare con l’occupazione di bagnina, posso dire di essere soddisfatta del mio operato e di quello che ho vissuto all’interno di questo tipo di contesto, nonostante le mille sfide che mi sono state poste davanti giornalmente. La maturità che ho acquisito e di cui mi sono resa conto solo una volta tornata a casa, mi ha reso orgogliosa. Ho compreso che i sacrifici e il legame instaurato con colleghi e clienti abituali sono le cose che mi hanno aiutato di più, perché mettendomi alla prova su ciò che non ho mai fatto e attraverso le storie degli altri, sono riuscita  a far uscire la parte migliore di me e a saper distinguere ciò che conta davvero nella mia vita. 

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