La schiavitù moderna è un problema che ci fa comodo

a cura di Giorgio Maria Papa 4R

La schiavitù appare oggi come un morbo ormai debellato, un'ombra legata al passato che non trova spazio per porre le sue radici nella moderna cultura di massa occidentale. Questa purtroppo è l'idea comune che sembra trasparire da interviste, inchieste e questionari, condotti nei principali paesi del vecchio continente e negli States.  

La verità, però, è tutt'altra, la schiavitù ancora persiste nel così "avanzato" ventunesimo secolo e si declina in vari e terribili modi, dallo sfruttamento minorile del Sud Est Asiatico alle tratte di prostituzione del Corno d'Africa. Sono 160 milioni i ragazzi impiegati nel lavoro minorile (Save the Children) e 225 mila le vittime del commercio di esseri umani (la Repubblica). La domanda dunque sorge spontanea, come mai è ancora possibile essere testimoni di tanta brutalità? I fattori sono molteplici, variano da situazione a situazione e l'influenza del contesto sociale religioso e politico è altamente rilevante. Per riassumere però si potrebbe dire che le due principali matrici del problema sono la sfera culturale dei paesi in cui la schiavitù persiste e il modello economico mondiale. Citando Maurizio Bettini (filologo classico e scrittore) non si può che dire, proprio come accadeva nell'antichità classica, che in alcune aree del globo l'asservimento è accettato come istituzione ed è a fondamento di imponenti strutture sociali, come le caste indiane dei servitori. Chi afferma, dunque, che basterebbe prendere provvedimenti rapidi e tempestivi per estirpare le cause culturali legate a questo fenomeno non comprende, o finge di non comprendere, quanto siano profonde le radici del problema. Come successe con i romani nel corso di circa un millennio di storia succede oggi, la schiavitù è supportata dalla cultura e in pochi, i Seneca dell'oggi, si stagliano scontrandosi con la massa.  

romanoimpero.com: LO SCHIAVO ROMANO 

La seconda matrice è invece di tipo economico: in una società dove tanti prodotti sembrano gratuiti, purtroppo il prodotto diventa l'uomo e in questo caso sarebbe più consono dire i bambini. Come detto, nelle aree più disagiate del globo, i famosi paesi in via di sviluppo, le grandi multinazionali sfruttano la giovane manodopera locale applicando veri e propri principi di schiavismo. Il tutto viene però legalizzato dal sistema economico capitalista, che la fa da padrone sui mercati di tutto il mondo. Si potrebbe contrariamente dire che basterebbe boicottare i prodotti di queste aziende per frenare questo fenomeno?  Teoricamente , ma praticamente la società è troppo viziata da un mercato sempre pronto ad aumentare l'offerta ed è ormai incapace di provare pietà per i milioni di esseri umani che lavorano sotto il pesante giogo della schiavitù moderna. In fin dei conti, a noi occidentali la schiavitù fa comodo, tanto non la si vede non la si sente e anzi ci aiuta. I nuovi iPhone, le nuove scarpe da corsa, perfino quell'indispensabile maglietta che manca nei nostri armadi stracolmi è sicuramente più importante di un bambino che, dall'altro lato del mondo, piange perché quella maglietta la produce ma non la ha.  

La visione della situazione non può che essere pessimistica, soprattutto guardando a quegli obiettivi irrealizzabili che le Nazioni Unite si sono poste di raggiungere entro il 2030. I dati sono agghiaccianti e si parla di 49,6 milioni di schiavi nel mondo, cifra che è aumentata di 10 milioni tra il 2016 e il 2021 (Nazioni Unite); gli esperti sostengono che quella contemporanea sia l’epoca storica con il più alto tasso di schiavitù che l’uomo abbia mai vissuto. Eppure, una luce di speranza c'è e ci deve essere di fronte a tanta complessa e triste realtà; questa luce è fatta di quelle migliaia di giornalisti, fotografi e reporter che aprono e ci aprono gli occhi, vivendo e denunciando in prima linea l'aberrante condizione di questi schiavi moderni, portati non più a vivere, ma a sopravvivere. La verità ultima è che, se nella Roma antica lo schiavo era il fondamento della società ed era quanto meno riconosciuto in quelle dinamiche di servo e padrone che Hegel analizzerà due millenni dopo, nella società moderna gli schiavi sono nascosti, dimenticati, silenziosamente caduti nell'oblio. Proprio la nostra attenzione potrebbe invece diventare il loro Spartaco, per dare inizio a quella ribellione capace di porre fine ad ogni tipo di schiavitù.